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Il feto e i suoi sensi

Dipartimento Materno-Infantile
U.O. Neonatologia e Terapia Intensiva Neonatale
Direttore Dott. Paolo Tagliabue

Il feto dispone di capacità percettive sconosciute fino a non molti anni fa: l’interesse psicologico dei medici e dei ricercatori e la disponibilità di mezzi tecnici particolari (ultrasuoni) hanno consentito una esplorazione approfondita della sensorialità fetale e hanno permesso di confermare quanto intuizioni presenti in molte culture antiche da secoli veniva tramandato: il feto vede, sente, percepisce già in un’epoca molto precoce della gravidanza, anche se il suo vedere, sentire, percepire non sono identici a quello di un adulto.

A partire dalla nona settimana di gestazione il feto è un essere “multi ricettivo” e la qualità degli stimoli che riceve durante la gravidanza condiziona la qualità dell’individuo che nascerà. Le sensazioni che percepisce sono fondamentali per la sua crescita e il suo regolare sviluppo: affinchè l’eredità genetica possa realizzarsi pienamente, occorre che gli stimoli siano adeguati e avvengano nel momento giusto. Nello sviluppo sensoriale esistono momenti critici nel corso dei quali l’assenza di stimoli o anche l’eccessiva stimolazione possono provocare gravi anomalie. Il feto, tuttavia, dispone anche di una grande capacità di adattamento e di recupero che gli permette di ritrovare un equilibrio perfino dopo traumi importanti.

Nei mammiferi, e anche nell’uomo, l’attivarsi dei sistemi sensoriali segue un ordine particolare: tatto, equilibrio, olfatto, gusto, udito, vista. Lo sviluppo di un sistema sensoriale dipende strettamente da quello di altri sistemi: una eccessiva stimolazione, perciò, provoca conseguenze su altri sistemi sensoriali, e la progressione anormale di una parte dell’apparato nervoso rischia di provocare danni anche altrove.

Il sistema che si sviluppa per primo è il tatto: ha come supporto anatomico recettori particolari situati nella membrana basale dell’epidermide e le vie nervose che da questi trasmettono l’informazione fino al midollo spinale e ai centri del cervello. I recettori cutanei si sviluppano a partire dalla settima settimana di gravidanza intorno alla bocca; quattro settimane dopo sono presenti anche su tutto il viso, sul palmo delle mani e sulla pianta dei piedi. Più tardi appaiono anche sul tronco, poi su tutto il corpo e a venti settimane sono presenti anche sulle mucose.

Contemporaneamente si sviluppano le vie nervose che trasmetteranno le sensazioni: questo processo, iniziato alla sesta settimana, si completa intorno alla trentesima. Così, come non si può dire che il feto sia sensibile dal secondo mese di gravidanza, non si può dire che “non senta” nulla fino al completo sviluppo dell’intero sistema: nel corso della gravidanza il feto percepisce sensazioni sempre meno confuse, che contribuiscono allo sviluppo e al perfezionamento del sistema. Ogni esperienza sensoriale, anche sfumata, porta i circuiti nervosi a svilupparsi e modificarsi.

Sempre molto presto si sviluppa il sistema vestibolare, il senso che permette di controllare l’equilibrio e che si trova nell’orecchio interno. E’ il senso che permette di sapere, anche a occhi chiusi, in quale posizione ci troviamo, in piedi, sdraiati, fermi, in movimento. A partire da otto settimane incomincia l’innervazione dell’orecchio interno e la sua maturazione continua fino al sesto mese di gravidanza, quando il sistema è in gran parte funzionante. E’ difficile sapere cosa il feto sappia della propria posizione all’interno dell’utero. Le mamme in attesa osservano, però, che quando sono in movimento facilmente il bambino resta calmo, e che incomincia a muoversi quando si siedono o si sdraiano. Il suo sviluppo sembra strettamente legato a quello della vista, poiché alla nascita i funzionamenti specifici di questi sistemi sono dipendenti strettamente l’uno dall’altro (intersensorialità).

Il feto dispone anche di una sensibilità chimica, cioè riesce a percepire gusti e odori. Il gusto e l’olfatto non dipendono direttamente dal fatto che si mangi o si respiri, ma sono determinati da un meccanismo chimico che dipende dalla presenza di recettori sensibili a determinate molecole liquide o gassose, presenti in fasi precoci di gravidanza e da stimolazioni periferiche che permetteranno a questi recettori di entrare in funzione.

I recettori del gusto, le papille gustative, localizzati sulla punta, sui bordi e sulla parte posteriore della lingua compaiono a 12 settimane e aumentano fino alla nascita.

Per quanto riguarda l’olfatto, i primi recettori compaiono verso la nona settimana, quando incominciano a formarsi anche i nervi e i bulbi olfattivi. Non possiamo sapere con certezza se il feto ha realmente percezioni gustative e olfattive, ma sappiamo che in utero, il bambino è immerso in odori particolari (il regime alimentare della madre influisce sulla composizione del liquido amniotico che offre al bambino stimoli gustativi e olfattivi) e quindi già portato ad apprezzare sapori appartenenti alla cultura di sua madre. Ciò è dimostrato chiaramente da esperimenti su animali. Fin dalla gravidanza l’olfatto costituisce una specie di filo d’Arianna che permetterà al bambino di ritrovare, dopo la nascita, i suoi punti di riferimento, e di rassicurarsi.

Da qui si comprende l’importanza del contatto fisico tra madre e neonato dopo la nascita e dell’allattamento al seno: il bambino “riconosce” la madre anche dall’odore e “riconosce” nel latte materno un gusto a lui già noto, perché presente nel liquido amniotico. Di questo gusto il bambino avrà bisogno non solo per motivi fisiologici, per alimentarsi, ma anche per motivi psicologici: per riconoscere colei che lo nutre e per orientarsi nel nuovo e sconcertante ambiente extrauterino.

L’udito permette al bambino, negli ultimi mesi di gravidanza, di sentire la voce della mamma, e anche del papà, e di riconoscerle dopo la nascita.

È stato dimostrato che fra ventisei e ventotto settimane il feto reagisce a stimoli uditivi: un rumore brusco provoca un aumento della frequenza cardiaca e una accelerazione dei movimenti fetali. Se il rumore è molto forte il bambino può sussultare, se è più dolce può sbattere le palpebre, contrarre il tronco, stendere e piegare braccia e gambe.

Le percezioni uditive, legate alla maturazione anatomica e funzionale dell’orecchio medio, iniziano a otto settimane e si perfezionano gradualmente fino all’ottavo mese, quando si completa anche lo sviluppo della coclea, nell’orecchio interno. L’udito del feto è perciò quasi normale a partire dalla trentacinquesima settimana, anche se reagisce anche ai suoni esterni già prima della trentesima. I rumori percepiti dal feto sono vari: quelli provenienti dal corpo materno (i rumori del cuore e quelli digestivi), una specie di rumore di fondo al quale il bambino non presta particolare attenzione, perché ad essi si abitua, e i rumori esterni (voci, musica, ambiente) che attraversano la parete addominale e lo raggiungono. Percepisce in maniera più forte i rumori violenti o particolarmente intensi, e può anche rimanerne disturbato e in qualche caso riportare un difetto uditivo. Il bambino si abitua all’intensità del rumore e alla sua specificità. Percepisce la voce della madre dall’esterno e dall’interno, attraverso i tessuti e le ossa, fino all’utero. Non comprende le parole, nel senso di afferrarne il senso, ma ne afferra la carica affettiva e identifica una intonazione e un ritmo particolari, che dopo la nascita serviranno come punti di riferimento e gli daranno sicurezza tra le tante nuove sensazioni che dovrà affrontare venendo al mondo. E’ evidente, perciò, l’importanza del rapporto con la madre anche, e soprattutto, quando il bambino nasce prima del termine: oltre a non essere fisiologicamente pronto per la vita autonoma, ha un bisogno vitale di trovare punti di riferimento conosciuti, che gli permettano di attaccarsi alla vita, di non lasciarsi andare. La condizione del bambino prematuro separato dalla madre può essere paragonata, in un certo senso, a quella di un adulto che si trovi ammalato in un paese straniero, in una società che non abbia nulla in comune con la propria, in un mondo dove si parli una lingua a lui sconosciuta, una lingua scritta con caratteri indecifrabili, dove la musica non gli ricordi nulla, dove gli odori, i sapori, i rumori gli siano estranei, dove sia curato da persone con le quali senta di non aver niente in comune, senza storia, senza alcuna memoria cosciente, senza altro ricordo se non quelle sensazioni collegate al proprio mondo, nelle quali in parte si riconosce, perché costituiscono la sua cultura (sapori, odori, parole e rumori familiari). Privato improvvisamente di questi punti di riferimento, in uno stato di completa dipendenza nei confronti di un ambiente del quale non comprende niente e nel quale, soprattutto, non si riconosce: questo prova un bambino prematuro in ospedale.

La vista è la funzione sensoriale meno stimolata nel corso della gravidanza. Il feto reagisce con un brusco sobbalzo quando si indirizza una forte luce sull’addome della madre, tuttavia l’esperienza visiva prima della nascita resta estremamente limitata, e in questa fase della vita, non interviene nella relazione madre-figlio. Dopo la nascita la vista diventerà parte integrante di questo legame, pur rimanendo un mezzo di comunicazione secondario, dato che prima della nascita, a differenza di quanto avviene per il gusto, l’olfatto e l’udito, non si stabilisce alcun punto di riferimento visivo. Inoltre, anche se la vista funziona già al momento della nascita, sembra che non intervenga nella strutturazione cerebrale come l’udito. Ciò potrebbe spiegare perché i ciechi dalla nascita sono persone molto meno infelici dei sordi dalla nascita, spesso depressi e chiusi in se stessi.

Da: J.P.Relier, Amarlo prima che nasca, Le Lettere (modificato)


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